
Sono figure a volte misteriose, a volte inquietanti, a volte portatrici di un messaggio o semplicemente sensuali, accattivanti.
Le figure dipinte da Aaron Nagel hanno però un tratto che le accomuna: la verosimiglianza. Trafitte da frecce, con l’aureola sopra il capo o con le mani giunte in preghiera, sospese nel vuoto o sistemate in pose plastiche, sembrano staccarsi dalla tela per venire incontro allo spettatore.
Una sensazione talmente verace che lascia spazio, paradossalmente, a un effetto onirico.
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